Politica
  • Dal Governo via libera alla Regione Sicilia sulle aliquote fiscali

    Dal Governo via libera alla Regione Sicilia sulle aliquote fiscali

    Il Consiglio dei ministri nella seduta del 14 luglio 2025 sotto la presidenza del Vicepresidente Antonio Tajani, segretario il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, ha approvato alcune modifiche da apportare all’articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1965, n. 1074 recante norme di attuazione dello Statuto della Regione Siciliana in materia finanziaria.

    Nella attuale vigenza l’articolo 6 citato prevede che “Salvo quanto la Regione disponga nell’esercizio e nei limiti della competenza legislativa ad essa spettante, le disposizioni delle leggi tributarie dello Stato hanno vigore e si applicano anche nel territorio della Regione. Nei limiti dei principi del sistema tributario dello Stato la Regione può istituire nuovi tributi in corrispondenza alle particolari esigenze della comunità regionale.

    Le modifiche proposte all’articolo 6 seguirebbero l’attuazione dell’Accordo del 16 dicembre 2021 tra il Governo e la Regione Siciliana in materia di finanza pubblica, con il quale Stato e Regione si impegnavano a introdurre norme di attuazione statutaria al fine di favorire l’insediamento di imprese e cittadini europei ed extra-europei nel territorio regionale.

    Le norme approvate consentiranno alla Regione di intervenire sulle aliquote dei tributi erariali entro i valori consentiti dalla normativa statale e di prevedere esenzioni, detrazioni e deduzioni in relazione a interventi diretti a promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale. Inoltre, sarà consentito alla stessa di attribuire incentivi e contributi, previa stipulazione di una convenzione con l’Agenzia delle Entrate, purché nel rispetto delle norme dell’Unione europea sugli aiuti di Stato.

    In attesa di conoscere il testo definitivo della modifica normativa, da cui deriveranno sicuramente nuove opportunità di rilancio per la Sicilia, non possiamo non ricordare che ancora oggi resta inattuato l’articolo 37 dello Statuto della Regione Sicilia, il quale prevederebbe che  “Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell’accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L’imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima (ADER dal 1° ottobre 2021 – legge regionale n. 9/2021)”.

  • Da Mondello a Cruillas, rifiuti e degrado a Palermo: nessuna giustificazione

    Da Mondello a Cruillas, rifiuti e degrado a Palermo: nessuna giustificazione

    I cittadini civili non si abitueranno mai al degrado della città di Palermo. Non è storia recente quella dei rifiuti abbandonati nelle strade, ma nessuno dirà mai che va bene così. Dal centro alla periferia, dai cassonetti alla raccolta differenziata, non cambia nulla. E non saranno certo solo gli inceneritori a risolvere il problema in futuro.

    Non vengono rispettate le regole del conferimento da parte degli utenti ed è palese la incapacità (o non volontà) delle società attualmente incaricate della pulizia, della raccolta e smaltimento dei rifiuti, a garantire gli standard minimi di decoro e tutela della salute pubblica.

    Rispetto al passato oggi si aggiunge il fallimento della raccolta differenziata, in periferia, nelle zone residenziali, nel centro della città, ed anche in zone turistiche come Mondello, dove i residenti, proprio lo scorso 10 giugno, esasperati dalla presenza massiccia di rifiuti non raccolti, hanno denunciato l’ennesimo disservizio all’Amministrazione Comunale.

    Ci sono zone della città dove nessuno pulisce da decenni; si vedano ad esempio ampie zone adiacenti viale Regione Siciliana in tutti i suoi quasi dieci chilometri di estensione, sia in direzione Trapani che in direzione Catania, sottopassi compresi (come quello che collega Cruillas alla zona di viale Lazio).

    In alcuni tratti delle corsie laterali erbacce non potate da anni riducono significativamente e pericolosamente l’ampiezza delle carreggiate (si veda, tra e altre, la corsia laterale in zona Cardillo, direzione Catania).

    Molte vie cittadine non vengono spazzate se non saltuariamente. Ci si chiede chi controlla il servizio degli addetti allo spazzamento.  I punti di abbondono dei rifiuti ingombranti e pericolosi non si contano e sono noti a tutti. I tombini delle strade sono sempre ostruiti dai rifiuti che non vengono raccolti e quando piove gli allagamenti sono inevitabili.

    A chi conviene tutto questo? Lascio ricavare all’intuito dei lettori la risposta, anche se magari coglierla può significare rabbia e perdita di ogni speranza per il futuro.

    L’elemento incredibile di questa storia è che le aziende responsabili del servizio di smaltimento dei rifiuti ritengono che tutto vada bene.

    Non è così. La verità è sotto gli occhi di tutti. L’Amministrazione comunale ascoltasse i cittadini, una volta per tutte. In tanti pronti a fornire la mappa del disservizio; dalle zone abbandonate da anni, a quelle dove lo spazzamento non è regolare; dove la raccolta differenziata non funziona, e dove gli incivili abbandonano rifiuti di ogni tipo.

    Basterebbe poco, diciamo solo la volontà. Come è stato fatto in centinaia di altri comuni italiani. Telecamere installate in tutte le zone a rischio, applicazione delle ammende penali ai trasgressori (Dlgs 152/2006, artt. 255 e 256 – da mille a 26mila euro, oltre l’arresto), e soprattutto non confermare il mandato se le società aggiudicatarie del servizio non sono in grado di garantirlo.

    Poche decisive azioni che non costano neanche tanto se non in termini di coraggio. inoltre, le sanzioni rappresenterebbero un introito per le casse comunali che potrebbe addirittura coprire integralmente i costi irrisori da sostenere. Eppure, siamo qui a parlare ancora di questo vergognoso problema. Il Comune di Palermo deve decidere da che parte stare. Dalla parte della legalità o dalla parte di chi specula e truffa e di chi sporca e deturpa gli spazi pubblici.

  • Convegno “Costa Sud – Sviluppo delle attività imprenditoriali e del turismo ecosostenibile”

    Convegno “Costa Sud – Sviluppo delle attività imprenditoriali e del turismo ecosostenibile”

    Nella mattina del 19 maggio 2025 presso l’hotel San Paolo Palace di Palermo si è svolto il convegno “Costa Sud – Sviluppo delle attività imprenditoriali e del turismo ecosostenibile”.

    L’incontro è stato voluto ed organizzato dal consigliere comunale di Palermo, presidente della Settima Commissione consiliare e neoconsigliere provinciale, Pasquale Terrani, che da anni dedica la sua attività politica alla riqualificazione della Costa Sud di Palermo.

    I progetti di riqualificazione del porto della Bandita e del parco a mare dello Sperone, i cui lavori partiranno entro il 2025, sono stati dettagliatamente descritti dall’architetto Salvatore Saladino. Diversi successivi interventi hanno fornito dettagli sugli ulteriori progetti in itinere finalizzati alla riqualificazione e rilancio dell’area.

    Presenti le istituzioni e la politica con il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, l’assessore regionale alle attività produttive Edy Tamajo, l’assessore comunale ai lavori pubblici Salvatore Orlando, l’assessore comunale all’Ambiente Pietro Alongi, l’assessore comunale all’Urbanistica e pianificazione strategica territoriale e costiera Maurizio Carta, l’assessore comunale alle attività produttive Giuliano Forzinetti, il segretario regionale di Forza Italia Marcello Caruso. Sala gremita di persone, con diverse scolaresche del territorio.

    Per Pasquale Terrani «questo convegno periodico è fondamentale per tenere viva l’attenzione intorno all’area della “costa sud” ed evitare lo scollamento tra questa parte della città e la gente che ci abita. Con la riqualificazione della “costa sud” vediamo una opportunità per sviluppo, turismo, ecosostenibilità e occupazione».  

  • Democrazia a rischio?

    Democrazia a rischio?

    Il presente che stiamo vivendo è a dir poco incerto, sembra annullare principi e fondamenti costruiti dopo secoli di storia e impone una riflessione sul concetto di democrazia, in un momento caratterizzato dalla innegabile degenerazione sociale e rischi di autoritarismi. Cosa sta accadendo nel mondo? Le guerre, l’invasione russa in Ucraina, il genocidio del popolo palestinese ed in Sudan, la guerra in Siria, i disordini sociali in Messico e Brasile, la guerra civile ad Haiti, la contesa tra India e Pakistan del Kashmir, e si potrebbe continuare.

    A questo si aggiungono le sconcertanti intenzioni manifestate dal neopresidente americano Trump, sulla possibile annessione unilaterale di Groenlandia, Panama e chissà quale altro territorio del mondo e le mire imperialistiche del presidente russo Putin su altri Stati dell’Est Europa e della Cina su Taiwan.

    Mondo che ad essere sinceri non è stato mai un paradiso. Ma dopo la Seconda guerra mondiale ci si era illusi che almeno quello definito mondo Occidentale condividesse e ponesse al centro della propria esistenza i valori della pace, dell’uguaglianza e della libertà.

    Senza nulla aspettarsi dalle grandi potenze mondiali non democratiche, la svolta e lo squilibrio mondiale dei nostri giorni deriva dagli USA, indiscutibile faro per tutto l’Occidente dall’ultimo dopoguerra in poi, diventati adesso l’elemento di rottura, di allontanamento dai valori democratici, dell’inizio di una nuova era coloniale e divenuto senza preavviso l’alleato scomodo di cui non si può fare a meno che pone se stesso al di sopra di tutti.

    Ma di fronte a questo scenario internazionale molto preoccupante proviamo a guardare cosa accade all’Italia e che rischi corre la sua forma democratica in una fase storica che vede crescere le spinte autoritarie e sovraniste nel mondo ed in particolare negli stati europei (si vedano in particolare Germania, Austria, Ungheria).

    In Italia governa il Centrodestra, il partito con maggiori consensi è FdI con circa il 30% dei voti, la cui dirigenza politica proviene dall’ex MSI-DN. Da queste origini è scaturito il timore diffuso, anche in Italia, di evoluzioni politiche autoritarie neofasciste, con conseguenti contrapposizioni sociali, contestazioni ed anche violenze.

    Sabino Cassese, noto giurista italiano, già ministro per la funzione pubblica e giudice della Corte costituzionale, partecipando ad una recente trasmissione TV, affrontando il suddetto tema ha affermato che “L’opinione pubblica è uno strumento fondamentale” ed è “Necessario che le democrazie si difendano”.

    Ma sul come non è stato facile rispondere. Una cosa assolutamente condivisibile è stata detta. La politica democratica non può difendersi contraddicendo i propri principi censurando e sopprimendo chi la pensa diversamente. Ed in Italia governa che prende più voti, come previsto in democrazia.

    Per quanto valga il mio pensiero, credo che a livello internazionale i valori democratici siano una ipocrisia quando parliamo di Stati ed interessi economici, tutt’altra cosa quando si scruta il pensiero della gente.

    Per quello che concerne l’Italia e le paventate derive autoritarie, esprimo il mio più totale dissenso. Anzi, vorrei proprio indicare negli errori commessi dal dopoguerra in poi da quella politica che si è sempre arrogata il ruolo di garante della costituzione e della democrazia, il motivo dei conflitti sociali esistenti.

    Non nascondiamolo, nel dopoguerra l’Italia repubblicana e democratica ha voluto scrivere la storia nascondendo alcune verità scomode. Ha voluto discriminare pesantemente chi non ha voltato le spalle al regime fascista prima che finisse la guerra, a prescindere dalle responsabilità personali e dal ruolo svolto.

    Se la politica perseguisse veramente il fine della tutela democratica dovrebbe correggere i propri errori, dovrebbe finirla con la discriminazione dei cittadini in base alle interpretazioni storiche, dovrebbe accettare di scrivere la verità su quanto accaduto senza più alcuna censura.

    Il fascismo è stato un fenomeno repressivo da condannare. Ma nel periodo della guerra civile in Italia, le stragi, le violenze e le barbarie sono state consumate anche da parte di chi poi ha vinto. Sarebbe più onesto affermare che la crudeltà e la violenza sono da condannare e basta. Senza licenze straordinarie per nessuno.  Come si può trarre dal libro di Giose Rimanelli, “Tiro al piccione” (del 1953), datato ma attualissimo: la fedeltà agli ideali di patria e libertà non può mai coincidere con la brutalità delle armi.

    In conclusione, non credo vi siano rischi di autoritarismi in Italia, ma percepisco invece una opinione pubblica che sta premiando fortemente quella parte di politica che è stata discriminata in passato e che adesso tende ad esprimere la propria identità ed a realizzare la propria visione di società. Colpisce che la politica illuminata, quella tenutaria (che crede di essere) dei principi fondamentali della nostra costituzione, adesso sia preoccupata del futuro della nazione solo perché non è più al potere.

    Ben vengano le critiche a questo governo, evviva la libertà di critica e di opinione, ma se abbiamo la forza facciamo riappacificare la gente, è compito della politica, tutta. Ma anche da chi detiene il potere dell’informazione. La democrazia va difesa come afferma il prof. Cassese, ma il come non può che essere l’abbattimento delle barriere. A maggior ragione se come oggi chi intende e persevera nel discriminare è in minoranza. Non deve esistere nessuna contrapposizione sociale, ed io purtroppo la vedo ben presente sia a sinistra che a destra. Se la politica vuole veramente garantire la democrazia deve abbattere le barriere, non fomentarle. Il nemico comune è la povertà, la disoccupazione, l’omessa assistenza sanitaria, la discriminazione, e gli unici rischi autoritari provengono dall’esterno. Il fine deve essere, per quanto possibile (…) il perseguimento ideale dell’Utopia, così come descritta da Thomas More nel 1516, una società fondata sulla condivisione e tolleranza, sulla più nobile ragione naturale, salva da violenze e ingiustizie. Più in concreto, la politica si confronti sui contenuti e sui progetti. Tutti hanno diritto di essere, nessuno escluso. Viva la democrazia.

  • Sintesi dei 5 referendum abrogativi di giugno 2025

    Sintesi dei 5 referendum abrogativi di giugno 2025

    I cittadini italiani sono chiamati al voto nei giorni 8 e 9 giugno 2025 (domenica 7-23 e lunedì 7-15) per cinque quesiti referendari indetti dal Presidente della Repubblica (DPR del 25 marzo 2025) ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, su iniziativa della CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro) in tema di disciplina del lavoro e cittadinanza.

    Molto utile e semplificativa l’immagine tratta dal sito internet di CGIL (vedi foto), ma ecco in sintesi i quesiti dei cinque referendum abrogativi:

    1. Abrogazione disposizioni sul contratto di lavoro a tutele crescenti – disciplina dei licenziamenti illegittimi.
    2. Abrogazione parziale disposizione di legge sulle piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità.
    3. Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi.
    4. Abrogazione della “Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”.
    5. Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana.

    Il primo quesito intende abrogare le norme del cosiddetto Job Act, nella parte in cui consente il licenziamento senza giusta causa con il solo riconoscimento di una indennità.

    Il secondo quesito chiede l’abrogazione delle disposizioni che riconoscono il limite massimo all’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo di lavoratori delle piccole imprese.

    Il terzo quesito al fine di contrastare il precariato chiede l’abrogazione di alcune disposizioni di legge che oggi consentono la proliferazione e la deregolazione dei contratti a termine.

    Con il quarto quesito si mira ad estendere la responsabilità delle imprese (estesa a tutte le casistiche in capo al committente) negli appalti in caso di infortuni sul lavoro.

    Il quinto quesito chiede la riduzione il periodo minimo di residenza necessario per i cittadini extra-UE per ottenere la cittadinanza italiana, che da dieci anni dovrebbe passare a cinque.

    Come sempre accade, i quesiti referendari vengono posti richiamando le disposizioni di legge oggetto della domanda abrogativa e sono quindi di non facile interpretazione. Conviene quindi documentarsi preventivamente ed approfondire le questioni in anticipo rispetto al voto.

    L’auspicio è innanzi tutto che venga raggiunto il quorum necessario affinché venga riconosciuta la validità del referendum (50%), importante strumento di democrazia diretta; infine, la speranza è che il risultato restituisca all’Italia ed agli italiani una maggiore giustizia sociale sia in tema di lavoro che di cittadinanza.

  • Risultati elezioni provinciali del 27 aprile 2025

    Risultati elezioni provinciali del 27 aprile 2025

    Si è concluso lo spoglio delle elezioni provinciali di secondo livello in Sicilia dello scorso 27 aprile.

    I 18 eletti del Consiglio metropolitano di Palermo sono: Claudio Armetta, Vito Rizzo, Catia Meli, Pasquale Terrani e Gianluca Inzerillo per Forza Italia, Paolo Martorana, Angelo Conti e Vanessa Costantino per FdI, Rosario Lapunzina, Giovì Monteleone e Maurizio Costanza per il Pd, Fabio Giambrone e Antonino Randazzo per L’alternativa, Luciano Marino, Flavio Pillitteri e Giuseppe Tripoli per la DC, Dario Chinnici per Lavoriamo per Palermo, Giovanni di Giacinto per la Lega.

    I 18 eletti del Consiglio metropolitano di Catania sono:  Vincenzo Santonocito, Francesco Alparone, Maria Grazia Rotella per Grande Sicilia; Roberto Barbagallo, Melania Luana Miraglia, Antonino Montemagno, Antonino Anzalone per FI; Graziano Calanna, Giuseppa Maria Antonia Giardinelli per PD L’Alternativa; Alessandro Campisi, Gesualdo Grimaldi, Santo Trovato, Mario Fabio Savasta, Emilio Pappalardo per FdI; Sergio Guttadauria, Alfio D’Urso, Ruggero Agatino Strano per la Lega; Angelo Spina per la DC.

    I 14 eletti del Consiglio metropolitano di Messina sono: Carmelina Bambara, Giuseppe Crisafulli, Flavio Santoro e Daniela Zirilli per Sud chiama Nord; Pinuccio Calabrò, Alberto Ferraù e Antonino Russo per la Lega; Libero Gioveni e Francesco Perdichizzi per FdI; Carmelo Pietrafitta e Alessandra Milio per FI; Felice Calabrò e Domenico Sebastiano Santisi per il Pd-L’Alternativa; Ilenia Torre per Grande Sicilia.

    Il nuovo presidente del libero consorzio comunale di Agrigento è Giuseppe Pendolino, sostenuto dalle liste di Mpa, Forza Italia, Partito democratico e Movimento 5 stelle. I 12 consiglieri: Alessandro Grassadonio, Domenico Scicolone e Giovanni Cutrera per Forza Azzurri, Vito Tragna, Rino Castronovo e Anna Alongi per la DC, Anna Triglia, Giuliano Traina e Antonino Amato per “Uniti per Agrigento”, Gioacchino Nicastro e Milko Cinà per FdI, Giuseppe Ambrogio per “Insieme per la provincia”.

    Il nuovo presidente del libero consorzio comunale di Caltanissetta è Walter Tesauro, sostenuto da Forza Italia. I 10 consiglieri: Gianluca Miccichè, Salvatore Sardella, Rosario Sorce, Filippo Balbo per FI, Gioacchino Comparato per M5s, Antonio Cuvato per il Pd, Gianluca Bruzzaniti per FdI, Martino Basilio per la Lega, Annalisa Petitto per la lista «Civica» e Rosario Carapezza per «Civici per il Territorio».

    Il nuovo presidente del libero consorzio comunale di Enna è Piero Capizzi sostenuto dal PD. I 10 consiglieri: Domenico Scavuzzo, Antonino Di Naso, Salvatore Cappa e Giovanni Gentile per il PD, Giuseppe Mario Castello per la Lega, Antonio Pagliazzo per la Dc, Maria Stella Nicolosi per FI, Maria Greco e Filippa D’Angelo per Grande Sicilia, Nino Cammarata per FdI.

    Il nuovo presidente del libero consorzio comunale di Ragusa è Maria Rita Annunziata Schembari sostenuta dai partiti del Centrodestra. I 12 consiglieri: Tidona, D’Aquila e Ruffino per la DC, Scollo, Garretto e Schembari per il PD, Cultrera per FI, Di Martino e Chinnici per FdI, Galifi, Monisteri e Cassì per Voce Comune.

    Il nuovo presidente del libero consorzio comunale di Siracusa è Michelangelo Giansiracusa sostenuto da Azione, Mpa, Dc, e Lega. I 12 consiglieri: Conci Carbone, Salvo Cannata, Pietro Rosa, Diego Giarratana, Giuseppe Vinci, Matteo Melfi e Vanessa Impeduglia per “Comuni al centro”, Gaetano Gennuso e Cosimo Burti per FI, Rossana Cannata e Rosario Cavallo per FdI, Giuseppe Stefio per il PD.

    Il nuovo presidente del libero consorzio comunale di Trapani è Salvatore Quinci sostenuto in maniera trasversale da diversi partiti. I 12 consiglieri: Enzo Sturiano e Vito Milazzo per FI, Maurizio Miceli e Giuseppa Corbo per FdI, Saverio Messana e Alberto Mazzeo per la Lega, Walter Alagna e Alessia Rizzo per la DC, Francesco Foggia, Laura Barone, Giovanni Iacono Fullone, Ernesto Raccagna per la “Lista Quinci”.

  • Elezioni di secondo livello del 27 aprile 2025 in Sicilia

    Elezioni di secondo livello del 27 aprile 2025 in Sicilia

    Il prossimo 27 aprile 2025 si eleggono in Sicilia i presidenti e i consiglieri dei Liberi consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani e i componenti delle assemblee delle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Sono chiamati al voto i consiglieri comunali ed i sindaci attualmente in carica in tutta la Sicilia.

    Da queste elezioni non nasce nessun nuovo onere per la Pubblica Amministrazione. Infatti, gli incarichi di Presidente del libero Consorzio comunale, Sindaco metropolitano, componente dell’Assemblea e del Consiglio del libero Consorzio comunale, e componente della Conferenza e del Consiglio della Città metropolitana sono tutti esercitati a titolo gratuito.

    Agli organi del libero Consorzio comunale di prossima elezione, il Presidente ed il Consiglio, si affianca ovviamente l’Assemblea composta dai sindaci dei comuni appartenenti al libero Consorzio comunale con poteri propositivi e consultivi. Analogamente, i Consigli delle tre Città Metropolitane di prossima elezione troveranno già ricoperta la carica del Sindaco metropolitano, e la composizione della Conferenza metropolitana composta dai sindaci dei comuni appartenenti alla Città metropolitana, con poteri propositivi e consultivi.

    Il Sindaco metropolitano è di diritto il Sindaco del comune capoluogo (salvo diversa disposizione statutaria che preveda l’eventuale elezione futura a suffragio universale). Il Consiglio metropolitano, organo di indirizzo politico e di controllo, è composto dal Sindaco metropolitano e da: a) quattordici componenti, nelle Città metropolitane con popolazione residente fino a 800.000 abitanti; b) diciotto componenti, nelle Città metropolitane con popolazione residente superiore a 800.000 abitanti. Il Consiglio metropolitano è eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali in carica dei comuni appartenenti alla Città metropolitana (ognuno con peso di voto proporzionato alla rappresentanza di popolazione).

    Sono eleggibili a consigliere i sindaci ed i consiglieri comunali in carica.

    Il Presidente del libero Consorzio comunale è eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali, in carica, dei comuni del libero Consorzio comunale. Il Consiglio del libero Consorzio comunale, organo di indirizzo politico e di controllo, è eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali in carica dei comuni appartenenti al libero Consorzio comunale (ognuno con peso di voto proporzionato alla rappresentanza di popolazione). Sono eleggibili a consigliere i sindaci ed i consiglieri comunali in carica. E’ composto dal Presidente del libero Consorzio comunale e da: a) dieci componenti, nei liberi Consorzi con popolazione residente fino a 300.000 abitanti; b) dodici componenti, nei liberi Consorzi con popolazione residente superiore a 300.000 ed inferiore a 700.000 abitanti; c) sedici componenti, nei liberi Consorzi con popolazione residente pari o superiore a 700.000 abitanti.

    Tra le principali funzioni del libero Consorzio comunale e della Città metropolitana possiamo ricordare: i servizi sociali e culturali, censimento, tutela, valorizzazione e fruizione dei beni culturali ed ambientali. La realizzazione di strutture e servizi assistenziali, distribuzione territoriale, costruzione, manutenzione, arredamento, dotazione di attrezzature, il funzionamento degli istituti di istruzione media di secondo grado; promozione, negli ambiti di competenza, del diritto allo studio. La promozione dello sviluppo turistico e delle strutture ricettive; la realizzazione di opere, impianti e servizi complementari alle attività turistiche, di interesse sovracomunale; interventi di promozione e di sostegno delle attività artigiane, vigilanza sulla caccia e sulla pesca nelle acque interne;  costruzione e manutenzione della rete stradale del libero Consorzio comunale, intercomunale, rurale e di bonifica e delle ex trazzere, organizzazione dei servizi di trasporto locale interurbano. Ai liberi Consorzi comunali spetta altresì la gestione delle riserve naturali.