economia
  • Il rapporto 2025 sugli obiettivi dell’Agenda 2030

    Il rapporto 2025 sugli obiettivi dell’Agenda 2030

    Lo scorso 10 luglio 2025 l’Istat ha pubblicato l’ottava edizione del Rapporto sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile, con cui fornisce un aggiornamento dell’avanzamento dell’Italia rispetto ai 17 Goal (SDGs) dell’Agenda 2030. Il Rapporto, redatto con la collaborazione di numerosi enti del Sistema statistico nazionale (Sistan) e soggetti esterni, è composto di una panoramica nazionale, analisi territoriali, approfondimenti per ogni Goal (tema/obiettivo) e un confronto con gli altri paesi UE27.

    L’Agenda 2030, adottata dall’ONU a dicembre 2015, con 17 obiettivi globali per lo Sviluppo Sostenibile, con particolare riferimento alla povertà, la fame, le disuguaglianze e il cambiamento climatico, segue un calendario valutativo annuale. Ogni Paese viene valutato annualmente in sede ONU attraverso l’attività dell’High-level Political Forum (HLPF), che ha il compito di valutare i progressi, i risultati e le sfide. Ogni quattro anni l’Assemblea Generale dell’ONU si riunisce per affrontare un dibattito inerente lo stato di avanzamento dell’Agenda 2030 alla presenza dei relativi Capi di Stato e di Governo (la prima si è svolta nel 2019). L’Agenda 2030 in Italia è seguita dalla Cabina di regia “Benessere Italia”, organo della Presidenza del Consiglio, con il ruolo di “coordinare, monitorare, misurare e migliorare le politiche di tutti i Ministeri nel segno del benessere dei cittadini”.

    Vediamo in estrema sintesi la situazione dell’Italia, ed in conclusione alcuni spaccati riguardanti alcuni ambiti dove la Sicilia esprime divari significativi rispetto alle altre regioni italiane e per questo da porre al centro dell’azione politica e amministrativa.

    Obiettivo 1-Sconfiggere la povertà: Nel 2023 l’incidenza della povertà assoluta in Italia si attesta al 9,7%. (5,7 milioni di residenti).  Campania, Calabria e Sicilia superano il 40%, mentre le regioni del Nord sono sotto al 15%.

    Obiettivo 2- Sconfiggere la fame: Nel 2024, l’1,3% della popolazione italiana soffre di insicurezza alimentare (-0,2 p.p. rispetto all’anno precedente).

    Obiettivo 3- Salute e benessere: Nel 2024 la speranza di vita alla nascita in Italia è di 83,4 anni, in aumento rispetto al 2023 (+0,4 anni).

    Obiettivo 4-Istruzione di qualità: Nel 2024, la quota dei giovani di 18-24 anni con al più il diploma di scuola secondaria di primo grado e non inseriti in percorsi di istruzione o formazione è pari al 9,8%; in riduzione rispetto all’anno precedente (10,5%). Nel 2024, i 25-34enni in possesso di un titolo di studio terziario sono il 31,6%, in aumento rispetto al 2022 (30,6%), ancora lontani dal target del 45% per il 2030.

    Obiettivo 5-Parità di genere: In crescita nell’ultimo decennio la rappresentanza politica delle donne nelle amministrazioni regionali, così come nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa e negli organi decisionali.

    Obiettivo 6-Acqua pulita e servizi igienico-sanitari: Nel 2022, l’Italia e prima, tra i paesi UE27, per volume di acqua prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei (9,13 miliardi di metri cubi, esclusi i prelievi da acque marine; -3,6% rispetto al 2015) e terza per prelievo pro capite (155 metri cubi annui).

    Obiettivo 7- Energia pulita e accessibile: Nel 2023, la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili (FER) sul consumo finale lordo di energia (CFL) aumenta solo marginalmente, collocandosi al 19,6% (+0,5 p.p. rispetto al 2022 e +2,9 p.p. Nel 2023 si riscontrano andamenti positivi in termini di riduzione dei consumi energetici, confermando la posizione virtuosa dell’Italia nel contesto europeo.

    Obiettivo 8-Lavoro dignitoso e crescita economica: In Italia, nel 2024 il Pil registra un incremento dello 0,7% in volume, in linea con l’anno precedente, segnando una crescita al di sotto della media UE27 (+1%).

    Obiettivo 9-Imprese, innovazione e infrastrutture: Nel 2022, l’intensità di ricerca prosegue nel suo calo iniziato l’anno precedente, attestandosi all’1,37% del Pil (era l’1,43% nel 2021), un livello tra i più bassi dell’UE27.

    Obiettivo 10-Ridurre le disuguaglianze: In Italia, nel 2023, il 20% più ricco della popolazione guadagna 5,5 volte il reddito del 20% più povero; l’Italia si conferma tra i paesi dell’Unione europea con la maggiore disuguaglianza reddituale.

    Obiettivo 11-Città e comunità sostenibili: Nel 2023, scende al 10% la quota di comuni capoluogo che registra concentrazioni medie annue di PM2,5 superiori a 20 μg/m3 (erano il15,6% nel 2022). Nel 2024, aumenta la quota di famiglie con difficolta di collegamento con il trasporto pubblico (34,5%) tornando a incidenze simili ai valori precedenti la pandemia (33,5%). Nel 2024, cresce la quota di studenti che si recano abitualmente nei luoghi di studio solo con i mezzi pubblici raggiungendo il 28,5% (25,5% nel 2023).

    Obiettivo 12-Consumo e produzione responsabili: Il 2023 segna andamenti favorevoli per il consumo interno di materia (CMI), che diminuisce del 7,4% in rapporto al Pil e del 6,7% in rapporto alla popolazione. Con 0,25 tonnellate di materiale consumato per 1.000 euro e 8,3 per abitante, l’Italia risulta tra i paesi più virtuosi dell’UE27, guadagnando la seconda posizione nella graduatoria pro capite e la terza in quella rispetto al Pil.

    Obiettivo 13-Lotta contro il cambiamento climatico: Le emissioni di gas serra dell’economia italiana tornano a diminuire nel 2023 (-5,3%). Guidano il calo delle emissioni le industrie della fornitura di energia elettrica, gas vapore e aria condizionata (-22,2%) e della manifattura (-3,8%) insieme al riscaldamento domestico (-9,3%). In controtendenza le emissioni del settore dei trasporti (+9,1%). In crescita nel 2023 le anomalie di temperatura rispetto alla normale climatologica, sia a livello globale (+0,86°C) sia in Italia (+1,14°C).

    Obiettivo 14-Vita sott’acqua: Nel 2023, tornano a diminuire i rifiuti marini spiaggiati, 250 ogni 100 metri di spiaggia (nel 2022 erano 303); lontano l‘obiettivo UE (20 rifiuti ogni 100 metri). Nel 2022, tutelato l’11,6% delle aree marine, ma resta distante l’obiettivo del 30% della Strategia sulla biodiversità al 2030. Nel 2023, protetto dalla Rete Natura 2000 il 6,5% delle aree marine. Cresce nel 2023 la percentuale di acque di balneazione con qualità eccellente: il 98,0% rispetta gli standard minimi della Direttiva sulla Balneazione UE.

    Obiettivo 15-Vita sulla Terra: Nel 2022 le aree protette coprono il 21,7% del territorio nazionale. L’obiettivo fissato dalla Strategia nazionale per la biodiversita è di raggiungere il 30% entro il 2030.

    Obiettivo 16-Pace, giustizia e istituzioni solide: Secondo il Censimento 2023, dimorano sul territorio, ma non risultano iscritti in anagrafe, 97.959 individui, stranieri nell’86,3% dei casi. Nel 2024, la percentuale di detenuti in attesa di primo giudizio (15,4%) è rimasta stabile rispetto l’anno precedente. Nel 2023, le vittime dei reati violenti (aggressioni fisiche, rapine e minacce) sono state 1,3 ogni cento abitanti.

    Obiettivo 17-Partnership: In Italia, negli anni 2013-2023, l‘andamento dell’aiuto pubblico allo sviluppo è stato altalenante, con un picco nel 2022 pari allo 0,33% del reddito nazionale lordo a cui e seguita una discesa allo 0,27% nel 2023.

    Vediamo adesso alcuni spaccati che riguardano il Sud Italia ed in particolare la Sicilia. L’indice di povertà che in Italia è del 9,7%, in Campania, Calabria e Sicilia supera il 40%, mentre le regioni del Nord sono sotto al 15%. Gli occupati non regolari nel settore agricolo: valore più alto in Sicilia con il 32,3% contro una media nazionale del 20,2%. In Sicilia si registra la fecondità più alta (35,6 contro una media nazionale del 13,6). Sicilia ultima regione d’Italia per i giovani tra i 25/34 anni con titolo di studio terziario: solo il 23,2% contro una media nazionale del 31,6%. La copertura del servizio fognario in Italia è dell’88,8% mentre in Sicilia si riduce al 76,5%. Le misure di razionamento dell’acqua hanno riguardato soltanto la ragione Sicilia (dato 2023). Nel 2023 la regione più colpita da incendi è stata la Sicilia con il 22,3 per 1000 mq (2,9 per 1000 mq il dato Italia). La Sicilia, insieme a Campania e Puglia, è la regione con il più alto numero di clandestini. Nelle regioni Sicilia, Lazio, Lombardia, Toscana w Calabria si sono registrati i maggiori numeri di atti intimidatori. A fronte di questi dati forse l’azione pubblica dovrebbe focalizzare i propri sforzi per migliorare l’istruzione e lo studio, le infrastrutture (acqua, fognature) e la sicurezza (incendi, clandestini criminalità) senza dimenticare il sostegno alla povertà.

  • Dal Governo via libera alla Regione Sicilia sulle aliquote fiscali

    Dal Governo via libera alla Regione Sicilia sulle aliquote fiscali

    Il Consiglio dei ministri nella seduta del 14 luglio 2025 sotto la presidenza del Vicepresidente Antonio Tajani, segretario il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, ha approvato alcune modifiche da apportare all’articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1965, n. 1074 recante norme di attuazione dello Statuto della Regione Siciliana in materia finanziaria.

    Nella attuale vigenza l’articolo 6 citato prevede che “Salvo quanto la Regione disponga nell’esercizio e nei limiti della competenza legislativa ad essa spettante, le disposizioni delle leggi tributarie dello Stato hanno vigore e si applicano anche nel territorio della Regione. Nei limiti dei principi del sistema tributario dello Stato la Regione può istituire nuovi tributi in corrispondenza alle particolari esigenze della comunità regionale.

    Le modifiche proposte all’articolo 6 seguirebbero l’attuazione dell’Accordo del 16 dicembre 2021 tra il Governo e la Regione Siciliana in materia di finanza pubblica, con il quale Stato e Regione si impegnavano a introdurre norme di attuazione statutaria al fine di favorire l’insediamento di imprese e cittadini europei ed extra-europei nel territorio regionale.

    Le norme approvate consentiranno alla Regione di intervenire sulle aliquote dei tributi erariali entro i valori consentiti dalla normativa statale e di prevedere esenzioni, detrazioni e deduzioni in relazione a interventi diretti a promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale. Inoltre, sarà consentito alla stessa di attribuire incentivi e contributi, previa stipulazione di una convenzione con l’Agenzia delle Entrate, purché nel rispetto delle norme dell’Unione europea sugli aiuti di Stato.

    In attesa di conoscere il testo definitivo della modifica normativa, da cui deriveranno sicuramente nuove opportunità di rilancio per la Sicilia, non possiamo non ricordare che ancora oggi resta inattuato l’articolo 37 dello Statuto della Regione Sicilia, il quale prevederebbe che  “Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell’accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L’imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima (ADER dal 1° ottobre 2021 – legge regionale n. 9/2021)”.

  • La Pubblica Amministrazione può fare quello che vuole. Anche non eseguire le sentenze

    La Pubblica Amministrazione può fare quello che vuole. Anche non eseguire le sentenze

    Sentenza annulla pretesa tributaria. L’Ufficio la disattende e procede con la riscossione. Il contribuente si rivolge di nuovo agli stessi giudici. Questa volta l’Ufficio annulla, ma i giudici non lo condannano alle spese processuali.

    La Giustizia Tributaria è palesemente schierata. A favore del Fisco.

    Se un contribuente/cittadino si oppone ad una pretesa ritenuta non dovuta e quindi illegittima può al massimo ottenerne l’annullamento, ma quasi mai il pagamento delle spese processuali. Restano a carico del contribuente, anche quando le stesse riguardano il tempo, lo studio, le azioni amministrative la redazione degli atti, eseguiti in proprio, oltre che lo stress ed il rischio di procedure esecutive della riscossione. Se invece il cittadino/contribuente si fa assistere da un avvocato o da un commercialista, allora il rischio, se non la certezza, è quello di ottenere la condanna alle spese dell’ente impositore in misura talmente inadeguata che nella stragrande maggioranza dei casi non basterà a saldare la parcella del professionista. In pratica il cittadino che osa contestare una pretesa tributaria ci andrà sempre a perdere, anche se ha ragione. Di chi è la colpa? Dei giudici tributari che oramai senza più veli o formalismi sono schierati con il fisco, la pubblica amministrazione, gli enti locali, l’agenzia delle entrate. Sono gli stessi Giudici che non esitano condannare, se soccombente, il contribuente che contesta una pretesa di 200/300 euro al pagamento di spese processuali anche per 1000/2000 euro. Come per dare il segnale. Non devi più opporti, anche quando pensi di avere ragione.

    E la Pubblica Amministrazione fa quindi quello che vuole. Anche disattendere le sentenze dei giudici tributari. Si, perché tanto alla fine non subisce mai nulla. A dimostrarlo è il caso di un recente giudizio emesso dalla Corte di Giustizia tributaria di primo grado di Palermo, la quale ha affrontato la richiesta di un cittadino, destinatario di una intimazione di pagamento emessa dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione in relazione ad una cartella ed un ruolo annullati tre anni prima dalla stessa Corte con sentenza passata in giudicato. Nel corso dei tre anni il cittadino si è rivolto all’Agenzia ed all’Ente impositore sollecitando l’esecuzione della sentenza, ottenendo invece l’effetto opposto; i due uffici pubblici portano avanti la pretesa, viene emessa l’intimazione, e si trova ad un passo dalle azioni esecutive, il pignoramento. A questo punto è obbligato ad instaurare una seconda causa per tutelarsi. Nuovo, ricorso, nuova costituzione in giudizio, nuove memorie, nuove notifiche, altro tempo ed energie dedicati alla difesa di un diritto. Si difende da solo, conosce la materia. La sua controparte processuale è una cattiva Pubblica Amministrazione, scorretta, sicuramente non rispondente ai principi dettati dalla legge, economicità, trasparenza, collaborazione, efficacia; responsabile di una palese colpa grave, non ha ottemperato ad una sentenza. E’ una Pubblica Amministrazione che a seguito del secondo ricorso finalmente annulla l’atto che era stato già annullato 3 anni prima dai giudici. Finalmente. Cosa fanno i giudici a seguito del secondo ricorso? Dichiarano estinto il giudizio compensando le spese. Si, anche se l’articolo 15, del D. Lgs. n. 546/1992 dispone l’obbligo di condanna. Il cittadino/contribuente può essere contento di questa decisione? Aveva ragione. Ha sostenuto si poche spese, il contributo unificato, si è difeso da solo. Ma tutti i giorni passati a studiare, scrivere, notificare, controllare, costituirsi in giudizio, affrontare le udienze, non dovevano essere risarciti al pari di una prestazione professionale? Poi c’è la palese colpa grave dell’Ufficio, punibile con il risarcimento del danno come specificatamente previsto dall’articolo 36 del cpc. Ma lo abbiamo già detto, per la PA le leggi si applicano solo se conviene.

    Direi che nonostante abbia raggiunto l’obiettivo, resta l’amaro di una triste verità, la giustizia tributaria non è imparziale ed il cittadino è vittima di questo sistema.

  • Aumenta la TARI a Palermo

    Aumenta la TARI a Palermo

    Lo scorso 30 aprile 2025 il Consiglio Comunale di Palermo, con le Delibere n. 36 e n. 37, ha rispettivamente approvato la modifica del regolamento TARI e le nuove tariffe da applicare allo stesso tributo dall’anno 2025.

    L’adozione dei due provvedimenti è scaturita dalla necessità di coprire integralmente i costi del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e dall’adeguamento del regolamento alle novità legislative intervenute in tema di classificazione dei rifiuti.

    Come noto, la copertura integrale dei costi del servizio è stabilita dalla legge, e precisamente dal comma 654, articolo 1, Legge 147/2013. Dai piani finanziari predisposti dal Comune di Palermo e da RAP SpA, validati secondo le direttive ARERA (autorità di regolazione delle tariffe nei settori dell’energia, dei servizi idrici e dei rifiuti), da SRR Palermo Area Metropolitana, i costi da coprire sono pari ad euro 139.161.753,00.

    Per euro 3.000.000, è stata stabilita la copertura tramite il gettito derivante dalla imposta di soggiorno, mentre i restanti euro 136.161.753,00 dalla riscossione della TARI in base alle nuove tariffe approvate in base ai criteri indicati dal DPR n.158/1999.

    Trattasi di aumenti che incideranno mediamente sulle utenze domestiche per circa 20/30 euro in ragion d’anno, mentre per le utenze non domestiche in misura più significativa con una forbice oscillante tra i 100 ed i 250 euro (fonte Sole24Ore).

    La modifica del Regolamento TARI ha invece adeguato le previsioni dell’atto alle recenti modifiche normative intervenute sul Codice dell’Ambiente (D. Lgs. n. 152/2006) ad opera del D. Lgs. n. 116/2020.

    Dalla loro entrata in vigore sono stati ridefiniti e riclassificati i rifiuti solidi urbani ed i rifiuti speciali (non rientranti nel servizio pubblico di smaltimento). Contestualmente è stata soppressa la definizione di rifiuti assimilabili agli urbani. E’ stata estesa la facoltà per le imprese di svolgere azioni di recupero e riciclo dei rifiuti ottenendo riduzioni per la tariffa variabile della TARI. Anche per le utenze domestiche (famiglie) il Comune ha attivato sul territorio nuovi strumenti di recupero/riciclo ad iniziativa individuale da cui scaturiranno agevolazioni e riduzioni della tassa.

     Il fine è quello di indirizzare il comparto verso una economia sempre più circolare e virtuosa.