Democrazia a rischio?

Il presente che stiamo vivendo è a dir poco incerto, sembra annullare principi e fondamenti costruiti dopo secoli di storia e impone una riflessione sul concetto di democrazia, in un momento caratterizzato dalla innegabile degenerazione sociale e rischi di autoritarismi. Cosa sta accadendo nel mondo? Le guerre, l’invasione russa in Ucraina, il genocidio del popolo palestinese ed in Sudan, la guerra in Siria, i disordini sociali in Messico e Brasile, la guerra civile ad Haiti, la contesa tra India e Pakistan del Kashmir, e si potrebbe continuare.

A questo si aggiungono le sconcertanti intenzioni manifestate dal neopresidente americano Trump, sulla possibile annessione unilaterale di Groenlandia, Panama e chissà quale altro territorio del mondo e le mire imperialistiche del presidente russo Putin su altri Stati dell’Est Europa e della Cina su Taiwan.

Mondo che ad essere sinceri non è stato mai un paradiso. Ma dopo la Seconda guerra mondiale ci si era illusi che almeno quello definito mondo Occidentale condividesse e ponesse al centro della propria esistenza i valori della pace, dell’uguaglianza e della libertà.

Senza nulla aspettarsi dalle grandi potenze mondiali non democratiche, la svolta e lo squilibrio mondiale dei nostri giorni deriva dagli USA, indiscutibile faro per tutto l’Occidente dall’ultimo dopoguerra in poi, diventati adesso l’elemento di rottura, di allontanamento dai valori democratici, dell’inizio di una nuova era coloniale e divenuto senza preavviso l’alleato scomodo di cui non si può fare a meno che pone se stesso al di sopra di tutti.

Ma di fronte a questo scenario internazionale molto preoccupante proviamo a guardare cosa accade all’Italia e che rischi corre la sua forma democratica in una fase storica che vede crescere le spinte autoritarie e sovraniste nel mondo ed in particolare negli stati europei (si vedano in particolare Germania, Austria, Ungheria).

In Italia governa il Centrodestra, il partito con maggiori consensi è FdI con circa il 30% dei voti, la cui dirigenza politica proviene dall’ex MSI-DN. Da queste origini è scaturito il timore diffuso, anche in Italia, di evoluzioni politiche autoritarie neofasciste, con conseguenti contrapposizioni sociali, contestazioni ed anche violenze.

Sabino Cassese, noto giurista italiano, già ministro per la funzione pubblica e giudice della Corte costituzionale, partecipando ad una recente trasmissione TV, affrontando il suddetto tema ha affermato che “L’opinione pubblica è uno strumento fondamentale” ed è “Necessario che le democrazie si difendano”.

Ma sul come non è stato facile rispondere. Una cosa assolutamente condivisibile è stata detta. La politica democratica non può difendersi contraddicendo i propri principi censurando e sopprimendo chi la pensa diversamente. Ed in Italia governa che prende più voti, come previsto in democrazia.

Per quanto valga il mio pensiero, credo che a livello internazionale i valori democratici siano una ipocrisia quando parliamo di Stati ed interessi economici, tutt’altra cosa quando si scruta il pensiero della gente.

Per quello che concerne l’Italia e le paventate derive autoritarie, esprimo il mio più totale dissenso. Anzi, vorrei proprio indicare negli errori commessi dal dopoguerra in poi da quella politica che si è sempre arrogata il ruolo di garante della costituzione e della democrazia, il motivo dei conflitti sociali esistenti.

Non nascondiamolo, nel dopoguerra l’Italia repubblicana e democratica ha voluto scrivere la storia nascondendo alcune verità scomode. Ha voluto discriminare pesantemente chi non ha voltato le spalle al regime fascista prima che finisse la guerra, a prescindere dalle responsabilità personali e dal ruolo svolto.

Se la politica perseguisse veramente il fine della tutela democratica dovrebbe correggere i propri errori, dovrebbe finirla con la discriminazione dei cittadini in base alle interpretazioni storiche, dovrebbe accettare di scrivere la verità su quanto accaduto senza più alcuna censura.

Il fascismo è stato un fenomeno repressivo da condannare. Ma nel periodo della guerra civile in Italia, le stragi, le violenze e le barbarie sono state consumate anche da parte di chi poi ha vinto. Sarebbe più onesto affermare che la crudeltà e la violenza sono da condannare e basta. Senza licenze straordinarie per nessuno.  Come si può trarre dal libro di Giose Rimanelli, “Tiro al piccione” (del 1953), datato ma attualissimo: la fedeltà agli ideali di patria e libertà non può mai coincidere con la brutalità delle armi.

In conclusione, non credo vi siano rischi di autoritarismi in Italia, ma percepisco invece una opinione pubblica che sta premiando fortemente quella parte di politica che è stata discriminata in passato e che adesso tende ad esprimere la propria identità ed a realizzare la propria visione di società. Colpisce che la politica illuminata, quella tenutaria (che crede di essere) dei principi fondamentali della nostra costituzione, adesso sia preoccupata del futuro della nazione solo perché non è più al potere.

Ben vengano le critiche a questo governo, evviva la libertà di critica e di opinione, ma se abbiamo la forza facciamo riappacificare la gente, è compito della politica, tutta. Ma anche da chi detiene il potere dell’informazione. La democrazia va difesa come afferma il prof. Cassese, ma il come non può che essere l’abbattimento delle barriere. A maggior ragione se come oggi chi intende e persevera nel discriminare è in minoranza. Non deve esistere nessuna contrapposizione sociale, ed io purtroppo la vedo ben presente sia a sinistra che a destra. Se la politica vuole veramente garantire la democrazia deve abbattere le barriere, non fomentarle. Il nemico comune è la povertà, la disoccupazione, l’omessa assistenza sanitaria, la discriminazione, e gli unici rischi autoritari provengono dall’esterno. Il fine deve essere, per quanto possibile (…) il perseguimento ideale dell’Utopia, così come descritta da Thomas More nel 1516, una società fondata sulla condivisione e tolleranza, sulla più nobile ragione naturale, salva da violenze e ingiustizie. Più in concreto, la politica si confronti sui contenuti e sui progetti. Tutti hanno diritto di essere, nessuno escluso. Viva la democrazia.